Numero 9 del 2008
Stampa: libertà vigilata
Testi pagina 10
settembre 2008 noidonne10
Dopo il caso di Napoli, con il tempe-stivo interrogatorio della Polizia al-
la donna che aveva abortito, i ripetuti
casi giudiziari che denunciano il ritorno
dell'aborto clandestino ci dicono che il
mutamento di clima ha provocato una
vera e propria aggressione nei confronti
delle donne che decidono di interrompe-
re la gravidanza. Non siamo di fronte
cioè a casi isolati, cui basta rispondere
con la protesta, siamo di fronte ad un
clima di intimidazione che deve essere
assolutamente cambiato, e lo sarà solo
se viene messo al
primo posto il ri-
conoscimento e il
rispetto dei diritti.
Si può obiettare
che i sondaggi
mostrano che te-
mi come la pro-
creazione assisti-
ta o le coppie di
fatto raccolgono
un modesto con-
senso anche per-
ché, come dice
Brecht nell' "Ope-
ra da tre soldi ",
"Prima la pancia,
poi vien la mora-
le". Chiediamoci
invece come viene vissuta una sinistra
che sbandiera gli ideali solo a parole,
ignorando la vita concreta dei cittadini,
incapace di gettare uno sguardo all'in-
terno di drammi che riguardano la vita,
la morte, le relazioni affettive. Materie
su cui il progresso tecnico scientifico ci
porrà di fronte a domande sempre più
difficili, a cominciare dal rapporto me-
dico-paziente: vedi la questione dell'eu-
tanasia (casi Welby e Nuvoli ) o le si-
tuazioni relative all'aborto terapeutico
(il figlio ancora feto va rianimato sem-
pre, anche contro la volontà dei genito-
ri?). E dunque si è fatta ormai necessa-
ria la stesura di un programma in tema
di diritti civili, anzi per noi donne in
particolare è tardivo; un programma
comunque "conservatore", che deve cioè
difendere in modo rigoroso i principi co-
stituzionali. Infatti una nuova revisione
costituzionale, dopo quella abolita col
referendum, è il vero nodo politico del-
l'attuale momento storico, anche perché
la destra è riuscita nell'intento di creare
nell'opinione pubblica la convinzione
che sia necessaria una riscrittura della
Carta. Non per renderla adeguata ai
tempi, bensì per svuotarla dello spirito
democratico ed antifascista. Scritta do-
po la Resistenza, essa viene accusata di
rispecchiare un momento storico di cui
solo dopo la caduta del muro i vinti
hanno potuto denunciare i crimini e l'ar-
roganza culturale, ispiratrice d'ogni so-
praffazione. D'altra parte lo stesso Vio-
lante non si è rifiutato di mostrare par-
tecipe comprensione verso "i ragazzi di
Salò" proprio negli anni in cui veniva
avviato quel processo di revisione stori-
ca di cui ora il sistema democratico co-
mincia a pagare le conseguenze. Perchè
le forze democratiche del paese sono co-
sì deboli che il necessario confronto fra
posizioni diverse sul tema dei diritti ri-
schia di naufragare, avendo come tavo-
la dei valori i principi "non negoziabili"
del Vaticano. Per nulla disturbato dal-
l'uso strumentale della religione, il Vati-
cano è in sostanziale accordo col cava-
liere nel ritenere giusto e legittimo che la
maggioranza possa schiacciare la mino-
ranza e che la voce popolare sia la voce
di Dio. Forse è una conseguenza invo-
lontaria, ma è certo che chiudere la boc-
ca al mondo cattolico minoritario fede-
le al Concilio Vaticano II favorisce il po-
pulismo e la demagogia che ammorba-
no il paese e non ostacola la deriva con-
troriformista all'interno della Chiesa
cattolica: in Italia viene giudicata una
bestemmia la richiesta di abolire l'ana-
cronistico art. 7 per riscrivere i principi
della libertà religiosa nel rispetto del
principio di uguaglianza (più che mai
necessario oggi, in una società resa mul-
tireligiosa dalla globalizzazione).
In Europa lo spirito ecumenico del
dialogo viene soffocato dall'insistenza
sulle radici cristiane, temibile arma di
pressione identitaria che dice all'islam -
e agli islamici d'Europa - : l'integrazione
è un obiettivo illusorio, voi siete l' "Al-
tro". E la famosa etica della responsabi-
lità? E le conseguenze? Le ignoriamo, co-
me quando scoppiò l'Aids e il magistero
cattolico si limitò a predicare l'astinen-
za? D'altra parte l'intera classe politica
parlamentare di-
ce che la religione
deve essere rico-
nosciuta nella sfe-
ra pubblica. Ma
che vuol dire? Che
nello spazio pub-
blico la religione
gode di uno sta-
tus di privilegio o
prende parte ai
forum in condi-
zione di parità?
Perché la vita de-
mocratica di un
paese può soprav-
vivere solo se tut-
te le opinioni possono stare in campo
con uguale forza e dignità. "Questa è la
vera radice del rischio che corrono li-
bertà e diritti, che non ha nulla a che
vedere con l'anticlericalismo o con il lai-
cismo, ma che ha molto a che fare con
la democrazia", come ha scritto Stefano
Rodotà.
Democrazia, un affare di donne
Aborto e dintorni
Stefania Friggeri
i diritti delle donne sono
minacciati, a partire
dalla Costituzione