Numero 2 del 2008
Politiche scomode
Testi pagina 10
febbraio 2008 noidonne10
Come si fa a non sospettare che il pe-
riodico rigurgito "sulla 194" non sia in
realtà il solito espediente per ricordare a
tutte che la nostra è una libertà condi-
zionata? La verità è che le richieste di
modifica della 194 prescindono dalle
statistiche e dalla stessa realtà: l'aborto
tra le italiane è in costante diminuzione,
la natalità è aumentata, sono costrette
a ricorrere all'aborto soprattutto le don-
ne straniere che non possono liberamen-
te accedere alla contraccezione. È che
abbiamo davanti un Parlamento che
balbetta e nel quale la laicità annaspa.
Fuori e dentro di esso, la Cei con toni in-
sinuanti e ipocritamente protettivi nei
confronti delle donne, interviene a re-
clamare modifiche, pur mostrandosi re-
frattaria, come sempre, alla contracce-
zione. E' vero, la legge 194 ha 30 anni
e forse si potrebbe insieme - uomini e
donne, cattolici e laici - ragionare per
renderla più funzionale e più adeguata
alle avanzate possibilità che la scienza
ci offre: tutte le possibilità. Ma, in as-
senza di atti e di parole che garantisca-
no un reale confronto, si alimentano l'o-
stilità e il dubbio che quello che si vuo-
le veramente è contrastare la piena li-
bertà per le donne di decidere: nei rap-
porti con l'altro sesso, sul lavoro, in po-
litica e soprattutto rispetto al loro corpo
fertile. Non fonderemo niente di nuovo
se non si mettono le basi per una re-
sponsabilità duale della vita.
Dove duale non vuol dire che gli uo-
mini decidono insieme alle donne della
loro pancia, ma che uomini e donne
fanno della loro differenza il possibile
cardine per una convivenza civile. Alla
base di questa differenza c'è però una
disparità: le donne hanno un corpo fer-
tile, le donne possono concepire. E pos-
sono - se vogliono, quando vogliono -
far nascere, quindi dare la vita. Quando
una donna decide di non portare avan-
ti una gravidanza, nei tempi e nei modi
previsti dalla legge, assume una respon-
sabilità di cui, in coscienza, è l'unica ti-
tolare.
Non giriamo intorno al problema. La
libertà delle donne passa per l'autode-
terminazione e il suo esercizio segna i
confini tra una possibile democrazia e
l'inciviltà. L'autodeterminazione femmi-
nile nella legge 194 è l'unica acquisizio-
ne di questa democrazia che possiamo
traghettare in una democrazia paritaria
come atto politicamente condiviso tra
uomini e donne.
Questi sono i termini della questione
che noi riteniamo debbano essere dis-
cussi e lo faremo pubblicamente.
Ci renderemo ovunque visibili e rico-
noscibili e parleremo con uomini e don-
ne di buona volontà che hanno a cuore
un autentico dibattito politico. Lo fare-
mo con chiarezza e fermezza, affinché
la possibilità di decidere delle donne sia
piena e autentica. Di decidere ovunque,
nel mondo. Ovunque, del nostro corpo.
Uomini parlano fra loro
usando il corpo femminile
Legge 194
Gli esami non finiscono mai...
Dopo l'approvazione della moratoria da parte
dell'ONU sulla pena di morte, in cui il mondo
cattolico ufficiale ha brillato a mio parere più
per assenza che per presenza, una delle prime
dichiarazioni che ho sentito è stata quella
dell'On. Buttiglione che si è subito affrettato a
chiedere una moratoria sull'aborto. Neanche
un minuto per rallegrarsi di un buon risultato
che si riparte subito!
Ho letto alcuni interessanti articoli sull'argo-
mento e concordo con i molti che, pur con dif-
ferenti sfumature, riescono a porre al centro di
questo problema le donne e gli uomini coin-
volti nella questione "aborto" .
E' comunque triste e tutto sommato stancante
dover sempre ricominciare dallo stesso punto:
l'iter e la situazione da cui siamo dovuti par-
tire per evitare che l'aborto fosse nel nostro
Paese una pratica clandestina, che arricchiva
i "cucchiai d'oro" e faceva spesso morire le
donne di aborto clandestino. Anche allora l'i-
pocrisia era molta. Quando venne approvata
la 194 era da poco stato depenalizzato l'uso
dei contraccettivi, erano stati istituiti i con-
sultori familiari, ma in tutto il sud, esclusa la
sola Basilicata, non erano mai stati aperti
quasi da nessuna parte. Quindi ancora una
volta nessuna contraccezione ma solo repres-
sione della libertà e della consapevolezza delle donne, che in ulti-
ma analisi era disapprovazione se non "odio" per l'autodetermina-
zione delle donne. Forse sarebbe bene ricordarsi quale era la situa-
zione di quegli anni: le donne più ricche volavano a Londra, quel-
le un po' meno abbienti si facevano 20 ore di treno verso la
Yugoslavia, (andata e ritorno in due giorni) e le povere sottosta-
vano alle "mammane", rimettendoci spesso la vita. I ginecologi
erano, nel Sud , quasi tutti obiettori e quindi ricorrere all'aborto
anche dopo la legge rimase per anni segnato da una forte diffe-
renza di classe e di area geografica. Molto è cambiato da allora,
ma non troppo. Le parti più interessanti ed innovative della 194
che avrebbero dovuto vedere i cattolici particolarmente attivi (la
prevenzione dell'aborto, l'informazione sessuale, la contraccezio-
ne) sono rimasti terreni di impegno quasi esclusivo per le donne
laiche. Si è continuato a criminalizzare l'autodeterminazione delle
donne senza mai mettere in discussione la responsabilità maschile
nel concepimento, cosa che forse anche l'autorevole direttore del
"Foglio" potrebbe farsi venire in mente. Così come vorrei vedere lo
stesso zelo nei confronti delle imprese che costringono le donne al
demansionamento, a volte al licenziamento, quando tornano al
lavoro dopo la maternità. Tutta la discussione di questi giorni mi
sembra infatti sbilanciata: da un lato si mette in forte discussione
l'autodeterminazione delle donne, ma dall'altro nessuno, tra quel-
li che parlano di moratoria sull'aborto, ci dice con che cosa even-
tualmente la vorrebbero sostituire. In un Paese dove la cura di figli,
famiglia e anziani è pressoché unicamente sulle spalle delle donne
nessuno che parli di una responsabilità maschile. E' triste ed offen-
sivo questo atteggiamento, benevolmente potrei dire che non ci
hanno pensato. Ma credo ci abbiano pensato molto bene!
Alida Castelli
riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell' UDI nazionale