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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 10

Testi pagina 10

maggio 2009 noidonne10
Guardando in televisione il premierBerlusconi circondato da ministri,
che aprendo le braccia esultante escla-
ma "viva la libertà", mi sono ricordata
di una nota dichiarazione di Rosa Lu-
xemburg: "libertà è sempre soltanto la
libertà per chi la pensa in modo diver-
so". Ma in Italia, dove domina un parti-
to che fa della libertà il proprio vessillo,
presente anche nel nome, è un'altra l'i-
dea di libertà. Per i nostri governanti chi
la pensa in modo diverso dalla maggio-
ranza sta con la morte e non con la vi-
ta e chi bussa alle porte per cercare li-
bertà viene bollato come clandestino da
rispedire indietro. Nel nostro "belpaese"
libertà è sinonimo di privilegio e permis-
sivismo dentro una trincea di mattoni
che diventerà sempre più fitta grazie a
condoni e proprietà estendibili.
Il successo dell'attuale coalizione al
governo, che si prepara a vincere anche
le elezioni europee, si fonda sul presup-
posto (purtroppo rinforzato dai fatti!)
che a giudicare l'operato governativo
non siano dei cittadini in grado di capi-
re che cosa stia succedendo intorno a
loro, ma degli utenti-consumatori da
corteggiare con proposte allettanti e fa-
cendo loro credere di stare dalla parte
dei vincenti. Di essere dei privilegiati:
nei confronti degli sfigati di sinistra, di
tutti coloro che non possiedono nemme-
no una piccola proprietà, degli immi-
grati clandestini a cui negare persino il
diritto di curarsi, e, addirittura, nei con-
fronti di tutti gli abitanti del mondo,
che subirebbero le conseguenze della cri-
si internazionale in maniera molto più
grave che in Italia.
Questa idea di libertà come privile-
gio è molto lontana dalla concezione di
Rosa Luxemburg e delle molte donne e
uomini che nella storia hanno combat-
tuto per la libertà di tutti anche a costo
della vita.
Libertà non è chiusura, ma apertura
alle e verso le diversità. E per aprire la
porta all'altro da sé è prima necessario
aprirla all'altro dentro di sé, dato che in
ognuno di noi alberga sia Mr Hide che
dottor Jekyll. Il guaio è se si permette so-
lo a uno dei due di essere cittadino, ine-
betendolo di privilegi, e si relega l'altro
in cantina non permettendogli di svilup-
pare le sue migliori potenzialità.
Il limite della prospettiva dell'autore
di "Lo strano caso del dottor Jekyll e del
signor Hyde", tendente a identificarsi
più con Jekyll che con Hide (considerato
un male interiore che finisce per distrug-
gere l'equilibrio della sua anima) è l'at-
teggiamento di rifiuto nei confronti del-
l'alter ego Mr Hide, giudicato malvagio
perché trasgredisce la sua visione ordi-
nata del mondo. Ma la trasgressione di
Hide è direttamente proporzionale alla
repressione subita da parte di Jiekyll, il
quale, non riuscendo a cogliere la pro-
pria natura duale, si identifica solo con
il sé rappresentato dal dottore social-
mente vincente, "buono" e bravo, che si
ritrova ad essere "invaso" da un clande-
stino indesiderato, che non è altri che
lui stesso, diventato criminale in reazio-
ne al divieto di esistere. Jekill non com-
prende che il suo problema non è Hide,
ma la propria visione riduttiva e bipo-
lare del mondo, che, definendo cosa è
bene e cosa è male, crea il mostro catti-
vo.
L'abitudine a pensare in maniera bi-
polare è oggi responsabile di alcune
"ipersoluzioni" con cui le istituzioni po-
litiche pensano di risolvere le questioni
sociali, non basandosi sulla conoscenza
reale di ciò che succede nel quotidiano
di cittadini e cittadine e dei loro reali bi-
sogni, ma sulla base di concetti astratti:
il bene che deve dominare sul male, la
verità che deve trionfare. In Italia oggi
stiamo assistendo a una serie di tali
"ipersoluzioni": la questione "testamento
biologico" risolta con una legge poco ri-
spettosa dei diritti umani dell'individuo;
il "pacchetto sicurezza", rivolto a mette-
re a norma i campi nomadi e combatte-
re la clandestinità, che prevede cose co-
me la segnalazione da parte dei medici
e i campi di concentramento per gli im-
migrati; il problema della violenza con-
tro le donne affrontato fomentando la
paura dell'estraneo e dello straniero,
cercando "capri espiatori" e garantendo
branchi di ronde contro ipotetici bran-
chi di violentatori, ottenendo il risultato
di aumentare l'insicurezza delle donne
invece di incoraggiarle a rafforzarsi.
I problemi di singole persone e/o di
collettività non si risolvono con "iperso-
luzioni", ma vanno affrontati caso per
caso, rinunciando agli slogan e imbrat-
tandosi le mani a contatto con la realtà
concreta. Oggi, è soprattutto nella pra-
tica quotidiana dei singoli che molte
questioni vengono affrontate. Ad esem-
pio la questione del razzismo, in moltis-
sime persone è superata a partire da sé:
nel percepire se stessi personalità pluri-
me o nomadi. La crisi economica è ben
affrontata da reti del terzo settore, da
cittadini che si auto-organizzano in
gruppi di acquisto, che trovano strate-
gie per ridurre gli sprechi o che si rivol-
gono allo sviluppo dell'agricoltura di
prossimità, come avviene nel Parco Sud
di Milano; da stili di consumo, di im-
prenditorialità, di management e persi-
no di finanza che danno più valore alla
solidarietà e alla costruzione di relazio-
ni e legami sociali che all'accumulo di
capitale. Non è forse un caso che Banca
Etica, in totale controtendenza alla cri-
Libertà o retorica?
Nasce il PDL
Giovanna Providenti
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