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Numero 1 del 2009

Verso un nuovo mondo?


Foto: Verso un nuovo mondo?
PAGINA 10

Testi pagina 10

gennaio 2009 noidonne10
La vicenda di Eluana Englaro, la don-na di trentasette anni in stato vegeta-
tivo permanente dal lontano 1992, è
ancora al centro di prese di posizione
clamorose e di un dibattito acceso, do-
po la sentenza della Corte di Cassazio-
ne favorevole alla possibilità di sospen-
sione delle cure. La richiesta, com'è no-
to, è stata avanzata sia dal padre, che
ne è tutore, sia dal curatore speciale no-
minato dal Tribunale. Interprete della
volontà della figlia - "Elua-
na non avrebbe mai voluto
vivere così" -Beppino Engla-
ro ha ingaggiato in questi
anni una battaglia di gran-
de coraggio in difesa del di-
ritto a una morte dignito-
sa. Le reazioni, ancora una
volta, non si sono fatte at-
tendere, a cominciare da
Eugenia Roccella la quale
ha dichiarato che "sarebbe
la prima volta in Italia in
cui i magistrati decidono
della vita e della morte di
una persona". In effetti, sa-
rebbe auspicabile che nel
nostro paese non fossero i
magistrati a decidere della
vita e della morte ma che
ciascuno di noi potesse de-
cidere per sé. Il testamento
biologico è appunto lo stru-
mento che dovrebbe con-
sentire a ognuno, se lo desi-
dera, di scegliere il suo de-
stino. Allora perché osteg-
giarlo e considerarlo come
la via aperta all'eutanasia?
Perché continuare a frap-
porre ostacoli a una legge
che, senza obbligare alcu-
no, apre per chi vuole uno spazio di li-
bertà?
Il caso di Eluana, in ogni caso, ha
rotto la congiura del silenzio sulla mor-
te, costringendoci a parlare di che cosa
è - e sarà sempre più - lo stato termina-
le della vita, il tratto estremo del nostro
passaggio umano in società tecnologi-
che ad alta medicalizzazione. La tecni-
ca sta ormai cancellando la morte na-
turale nei termini in cui l'aveva finora
vissuta la nostra specie. Viviamo un
mutamento epocale che richiede un
esercizio straordinario di ragione e di
realismo proprio per un carico di deci-
sioni e di responsabilità impensabili nel
mondo di ieri, governato dalla natura e
dalle sue leggi. La tecnologia, che lo vo-
gliamo o no, accompagna ormai il mo-
rire ed è veramente paradossale consta-
tare come l'artificio, difeso tenacemente
dalla Chiesa di fronte alla morte per
mantenere la vita a ogni costo, venga
poi respinto quando riguarda la nascita
con l'intento di rendere possibile la vita.
Qual è il criterio o il principio su cui può
fondarsi tale differenziazione? Perché,
alla fine dell'esistenza, l'artificiale è
buono e voluto da Dio mentre, al suo
inizio assume le sembianze del diaboli-
co, della sfida alla divinità?
Sono certo comprensibili le cautele
procedurali relative all'accompagna-
mento al morire, proprio per evitare che
prendano il sopravvento interessi diver-
si da quelli del morente (es. l'istituzione
ospedaliera che vuole ridurre i costi di
degenza, famiglie o congiunti che vo-
gliono liberarsi da oneri divenuti troppo
gravosi etc). La disciplina giuridica de-
ve rimanere sempre saldamente ancora-
ta alla volontà espressa dalla persona e
proprio per questo l'impegno a favore
del testamento biologico dovrebbe esse-
re sostenuto da credenti e non credenti.
Un impegno comune volto a elaborare
regole per conciliare il diritto individua-
le a disporre della propria vita - peraltro
costituzionalmente garantito - con l'ob-
bligo istituzionale a favorire tutte le cu-
re necessarie alla persona
malata, obbligo che non si
deve in alcun modo spingere
alla 'tortura inutile' dell'ac-
canimento terapeutico.
Daniel Callahan, uno dei
più autorevoli studiosi cat-
tolici di bioetica, fondatore
del prestigioso Hastings
Center di New York, interve-
nendo di recente a un con-
vegno organizzato a Milano
dalla Fondazione Floriani
per i suoi trent'anni di atti-
vità a sostegno dei malati
terminali, si è augurato che
venga risparmiato ad Elua-
na il tormento di Terry
Schiavo, sottolineando la
necessità di tener conto del-
le dichiarazioni di volontà
espresse in precedenza, an-
che se solo verbalmente,
dalla persona stessa.
Eluana, in effetti, è dive-
nuta, suo malgrado, simbo-
lo di una lotta condotta sen-
za esclusione di colpi, spes-
so combattuta con un'a-
sprezza inaudita e che ha
visto schierato l'uno contro
l'altro i due improbabili par-
titi della vita e della morte. L'impressio-
ne è che, ancora una volta, si voglia im-
boccare la via di uno scontro totale:
quello tra i fautori della sacralità della
vita, per cui essa è un dono di Dio e co-
me tale non disponibile, e i fautori della
qualità della vita, per cui essa è un be-
ne a disposizione dell'uomo, che può
appunto giudicarne la 'qualità' e deci-
dere in merito. Impostato in questi ter-
mini, lo scontro è privo di soluzioni.
Sembra, comunque, assolutamente
improprio, in un caso così doloroso e
umanamente straziante, far riaffiorare,
Pietà per Eluana e una legge per tutti noi
Parliamo di bioetica
Luisella Battaglia
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