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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
PAGINA 10

Testi pagina 10

giugno 2010 noidonne10
In questo numero apriamo una rifles-sione sollecitate dall'articolo di Gian-
carla Codrignani del mese scorso "Il co-
raggio di innovare/Reti e relazioni van-
no ricostituite per resistere alle sconfitte
del "divide et impera"" per costruire un
dialogo fra: chi è ostile al connubio con
la politica, chi tenta di costruire azioni
politiche a livello locale, chi è all'inter-
no dei sistemi di potere ancora, perlo-
più, in mani maschili.
Per individuare insieme sfide e inno-
vazioni urgenti e necessarie, desideria-
mo dare la parola a quante intendano
contribuire con il loro pensiero, il loro
linguaggio, le loro azioni.
Elisa Davoglio (Livorno, 1976). Poe-
ta, scrittrice, ha pubblicato in riviste
italiane e straniere fra cui Atelier, La
Stampa, il Manifesto, Des Italiens, Ita-
lian Poetry Review. Suo il romanzo
"Onore ai diffidati" (Mondadori).
Sara Ventroni (Roma, 1974). Scrittri-
ce e poeta. Ha pubblicato l'opera tea-
trale "Salomè" (2005) e il libro "Nel Ga-
sometro" (2006). Ha scritto per varie te-
state giornalistiche e radiofoniche (Rai
Radio 2 e Rai Radio 3). Collabora con
l'Unità.
Intrecciare reti… senza impigliarsi
Movimenti
Elena Ribet
nei gruppi "femminili", "femministi", "neofemministi"
si avverte l'esigenza di parlare e di agire.
Vogliamo essere un soggetto politico?
Oggi ci sono tanti gruppi,
associazioni, collettivi "fem-
minili", "neofemministi" ecc.
Questa frammentazione è
una ricchezza o una debo-
lezza?
Elisa Davoglio
Questa frammentazione è ric-
chezza quando riesce ad es-
sere una capillare rappresen-
tazione della realtà femminile.
Diventa debolezza quando
non è più veicolo di scambio
e di confronto fra donne dai
percorsi spesso differenti, ma
accomunate da una volontà
comune.
Sara Ventroni
La frammentazione è l'ostacolo principale a iniziative politi-
che e culturali per le quali servono basi estese e il massimo
coinvolgimento da parte delle donne di tutte le età, forma-
zione ed estrazione sociale. Solo attraverso una visione in-
clusiva - ovvero: solo coordinando le varie prospettive in
obiettivi minimi condivisi - si possono gettare le basi per
un movimento nazionale, di ampio respiro. Un movimento
visibile, riconoscibile, un punto di riferimento tanto per le
centinaia di realtà locali quanto per ciascuna singola donna.
Un movimento non gerarchico ma orizzontale nel quale
metterci in gioco, ciascuna secondo le proprie competenze.
In questo modo la frammentazione può essere trasformata
in molteplicità di stimoli e obiettivi: proposte legislative,
osservatori sul lavoro, identità di genere, integrazione, ini-
ziative culturali. Dentro una visione più ampia e organica i
singoli arti possono diventare corpo. E mettersi di nuovo in
movimento.
Perché questi gruppi, o parti di loro, non riescono a "fare
rete"? E il fatto che non riescano, costituisce un proble-
ma?
Elisa Davoglio
Per "fare rete" forse dovremmo esercitare una consapevolez-
za maggiore riguardo alle urgenze a cui si deve rispondere
assieme. Sarebbe indispensabile trovare un collante fra i
gruppi "femminili" che veicoli la necessità di ribadire la no-
stra presenza con maggiore forza nella vita politica e civile.
Parlando però di diritti che
debbano riguardare tutte le
donne, anche al di là dell'o-
rientamento politico.
Sara Ventroni
Tante sono le identità, e tanti
e diversi sono i problemi che
le donne devono affrontare,
dunque è naturale che ciascu-
na sia attratta dall'associazio-
ne che offre il "taglio" su mi-
sura. E va benissimo, perché è
già qualcosa. Ma non è suffi-
ciente, occorre ingenerare un
movimento che rimetta al
centro del discorso politico le
donne, e la politica al centro
della vita delle donne. Alla lun-
ga, l'atomizzazione porta alla
chiusura e all'intransigenza. Le prospettive sono talmente
pulviscolari che rischiano l'invisibilità: serve un minimo co-
mune multiplo.
Fare rete è indispensabile per diventare un soggetto poli-
tico che possa avere voce e autorevolezza nella società?
Elisa Davoglio
Più che indispensabile, è vitale. A mio modestissimo parere,
ogni gruppo, associazione o collettivo "femminile" o "neo-
femminista" dovrebbe strutturare legami forti con altre real-
tà dedicate al raggiungimento e al consolidamento di diritti
rappresentati spesso solo sulla carta del legislatore.
Le donne non dovrebbero più avere paura del "potere", né
considerarlo a priori un concetto inaffidabile e poco pulito.
Dirò di più: il "potere", o meglio l'effettiva rappresentanza
femminile nei massimi livelli dirigenziali in settori nevralgici
del nostro paese, non ci renderà migliori o peggiori, né ci
renderà delle versioni camuffate di "maschi", come molti
tuttologi si ostinano a sostenere.
Ci aiuterà solo a lavorare meglio per noi stesse, e a porci fi-
nalmente come essenziali interlocutrici nella vita del nostro
paese.
Sara Ventroni
Da più parti arrivano segnali in questa direzione. Evidente-
mente, è forte il bisogno di far sentire con chiarezza la no-
stra presenza, e la determinazione a decidere su quanto ci
riguarda.
Elisa Davoglio
foto courtesy Dino Ignani
Sara Ventroni
foto courtesy Luca Ragazzi
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