Numero 4 del 2010
Svelate
Testi pagina 10
aprile 2010 noidonne10
Con il temine "biotecnologie" ci si ri-ferisce ai risultati della manipola-
zione in vitro del Dna e della fusione
cellulare di organismi che non appar-
tengono alla medesima "famiglia" tasso-
nomica. La possibilità di manipolazione
del Dna costituisce uno degli avanza-
menti più straordinari della ricerca de-
gli ultimi decenni, ma solleva problemi
morali di pari rilevanza. Come per ogni
progresso tecno-scientifico, i dubbi non
sono sulla "cosa in sé", bensì sulla sua
applicazione e magari sul suo utilizzo a
fini di profitto.
Sul piano generale la responsabilità
dell'umanità che ha appreso ad alterare
la materia vivente nella sua struttura
propria, con possibili conseguenze sulla
natura stessa del vivente, è evidente-
mente assai maggiore di quella derivan-
te dalla pratica di incrociare sementi o
animali non-umani diffusa in passato:
essa aumenta in proporzione alla cre-
scita del potere di controllo sull'ambien-
te e sull'uomo stesso che è oggi in grado
di creare organismi che sono "transpeci-
fici", ossia che si collocano sul
"confine" tra diverse specie. Per-
tanto la vigilanza della comuni-
tà scientifica, ma anche della so-
cietà civile, in tali settori deve es-
sere costante.
È nostro parere, tuttavia, che
la questione, proprio per la sua
complessità, vada affrontata con
opportuni distinguo.
Quando, infatti, si progetta l'utilizzo
di tali tecniche al fine di produrre far-
maci personalizzati, o, ancor più, l'inge-
gneria genetica è diretta alla scoperta di
terapie per patologie gravi, essa costi-
tuisce, a nostro avviso, addirittura un
dovere morale, al quale dovrebbero es-
ser chiamati a contribuire con
adeguati finanziamenti gli enti
pubblici e i governi. Non vi sono
infatti, riteniamo, giustificazioni
per il rifiuto di mettere in opera
tutte le possibilità per migliorare
la salute umana, per eliminare
motivi di disagio, per contribuire
al benessere. Le resistenze sono
spesso frutto di timori
ingiustificati, di pre-
giudizi ideologici, di
diffidenza verso il pote-
re della tecnica o della ricerca
scientifica, che già in passato
si sono rivelati molte volte in-
fondati, e in definitiva di una
oscurantista paura del "nuo-
vo". Anche in questo ambito,
naturalmente, la comunità
scientifica internazionale è
chiamata a tener fermi dei limiti e la ri-
flessione etica è proprio volta a delinea-
re il confine tra possibile e lecito: si pen-
si, a titolo di esempio alla clonazione
umana, sulla proibizione della quale vi
è un consenso fortunatamente unanime.
Maggior cautela andrebbe invece au-
spicata quando queste tecniche
siano applicate in ambito
agroalimentare. Infatti, men-
tre la manipolazione del Dna
di un individuo affetto da
una grave patologia non ha,
a meno che non si intervenga
sulle cellule germinali, effetti
su altri individui della stessa
specie, quando si immettano
nell'ambiente sementi modifi-
cate, queste si riprodurranno
e le loro caratteristiche potranno trasfe-
rirsi alle specie vicine. Tra l'altro, specie
modificate per resistere meglio ai paras-
siti, risulteranno probabilmente preva-
lenti rispetto a quelle autoctone.
Potremmo dire che in tal caso si in-
terferisce con lo schema evolutivo delle
specie. Certamente l'umanità ha interfe-
rito già in molti modi e non si vuole qui
perseguire la retorica della natura in-
contaminata, ormai pressoché inesisten-
te, o del piano intangibile e imperscru-
tabile della "Madre terra", ma soltanto
far riflettere che in questo modo si alte-
ra la catena alimentare e non si tiene
conto del principio di precauzione, che
invita non a una generica prudenza,
bensì alla dimostrazione dell'assenza di
rischio. Tra l'altro, le monoculture gene-
ticamente modificate, proprio in quanto
tendono a sopraffare le altre specie, de-
terminano un'uniformità non auspicabi-
le, poiché un ecosistema vario ha mag-
giori possibilità di sopravvivere alle al-
terazioni e di conservare un equilibrio:
dunque è in questione la tutela della
biodiversità. D'altronde, se si è avverti-
to il bisogno di stipulare il Protocollo di
Cartagena, che stabilisce norme e solle-
cita attenzione per la biosicurezza in
occasione di movimenti transfrontalieri
di organismi viventi modificati, è perché
evidentemente si ritiene che sia assai
difficile il controllo o il ripristino quan-
do siano avvenute "contaminazioni". In-
Problemi etici
nelle
applicazioni
biotecnologiche
Parliamo di bioetica
La possibilità di
manipolazione del Dna
costituisce uno degli
avanzamenti più
straordinari della ricerca
degli ultimi decenni
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La comunità
scientifica internazionale è
chiamata a tener fermi dei
limiti e la riflessione etica è
volta a delineare il confine tra
possibile e lecito
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Maggior cautela
andrebbe auspicata quando
queste tecniche siano
applicate in ambito
agroalimentare
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Le monoculture
geneticamente modificate
tendono a sopraffare le altre
specie e determinano
un'uniformità
non auspicabile
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Maria Antonietta La Torre
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.org