Numero 4 del 2012
Obiettori. Di coscienza?
Testi pagina 10
gò A... A
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n.0. A
n.0. A
QUEL CERINO
CHE FA TANTA LUCE
Il cammino “oltre il muro " di Lolita Dìélrienzo,
ex ballerina immobilizzato: dalla S LA
ino a cinque anni fa ero praticamente immobile.
Sembra strano, lo so, che dica questo proprio
io... Io, che quindici anni fa ho ricevuto la sgra-
ditissima visita della Signora SLA, che poi è ri-
masta sempre lì piantata nel salotto buono del—
la mia vita.
Io che ancora oggi posso muovere solo le ciglia per co-
municare e mezzo labbro e due occhi come lampade co-
lorate per trasmettere un sorriso o una contrarietà .
Eppure, è assolutamente vero che fino a quattro anni fa ero
immobile e che oggi mi muovo. E come se mi muovo! Ho
capito che la Signora SLA non è riuscita ad arrivare fino
al mio cuore né ha intaccato il mio cervello. Anzi. Ho ca—
pito, e ho deciso di far capire, che prima che una malata
io sono una persona.
E la vita, quella vera che ti fa persona nella sua pienezza di
affetti, desideri, pensieri, sogni, scelte, emozioni, io la vivo
tutta. O almeno accetto di viverla, desidero viverla. Ma fino
a cinque anni fa ero ancora praticamente immobile.
No, non mi riferisco ai pochi metri quadri della mia bel-
la stanza-ergastolo, al
tempo che fatica a
SENZA passare, segnato dal-
a ,, l’orologio sulla pare-
LA RESTITUZIONE te, che è la prima cosa
ED IL RECUPERO che vedo al mattino,
l’ultima prima di
chiudere gli occhi e
l’immagine fissa du—
rante la giornata. Non
mi riferisco a quel-
l’immobilità che ti fa
constatare anche
quanto ci mette una
zanzara per punge-
re: tela vedi addosso per diversi minuti, mica una semplice
succhiata veloce, e ti distrai anche a guardarla e non puoi
fare nulla per evitare la puntura.
Mi riferisco a quella immobilità che ti fa sentire come una
melodia spenta, un’edera senza muro. Quell’immobilità sen-
za cura, anche se sei curata. Il gelo silenzioso del terrore,
del dolore, della disperazione, che ti paralizza tutta e che
sembra non potersi sciogliere se non con un urlo infinito.
DI MIO FIGLIO
NON SAREBBE
SUCCESSO NESSUN
MOVIMENTO
noidonne | aprite | 2012
l,o| u \D'ARIE\ZO
Oltre
la tenda
Lei/cm pensieri almevm
O con un amore infinito.
Quello che ho sempre prova-
to per Vittorio, il mio bambi-
no-adolescente-giovane-
quasi adulto... il mio sogno.
> Che stava per essermi strap—
A) pato insieme con le mie forze,
che poi qualche anno fa mi è stato restituito dalla vita e mi
ridato la carica della vita.
Ma il salto in basso è stato duro, lacerante.
Quando mio figlio era neonato e la mattina si svegliava ac-
canto a me e al padre, ero talmente felice da averne qua-
si paura. Ma allora mi bastava guardare lui e mio marito,
sentire la voce dei miei familiari e rassicurarmi e pensare
che la vita sarebbe continuata sempre così.
Poi è morto babbo, e dopo un po’ di tempo anche mam-
ma, e con loro tutte le certezze di essere figlia per sempre.
Poi è morto dentro di me mio marito, e con lui la speranza
di un amore sereno. Poi ho dovuto assistere all’agonia del
mio corpo ed ho dovuto rinunciare alla certezza di una vita
sana e normale. Poi è morta la mia anima, e con lei la fi—
ducia in un’equilibrata vita interiore.
Poi ho dovuto rinunciare all’amica Danza, il mio amore di
sempre, la mia “conquista di identità â€, la fonte di mille in-
contri e di un oceano di emozioni.
Spesso mi chiedevo: perché proprio a me? Cosa ho fatto
di male? E me la prendevo con Dio, con quel Dio che pri-
ma era solo una presenza fuggente e che ora era del tutto
sfuggente alle mie invocazioni.
Mi sarebbe piaciuto non esistere, non essere mai nata. Ma
purtroppo quando sei nato non ti puoi più nascondere.
E avrei voluto gridare agli altri che “dentro†Lola non era
malata. Voleva rimanere viva, donna, madre, Lola. Voleva ri—
manere Amore. Quel mondo era parte di me e lo è ancora
di più da quando è diventato il mio unico mondo. Ma non
n.0.