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Numero 3 del 2012

D come differenti


Foto: D come differenti
PAGINA 9

Testi pagina 9

Luisella Battaglia

la tesi di Girolamo, il padre della Chiesa che nel 393 d.C.
scrisse due libri contro l’eretico Gioviniano che dubitava del—
l’integrità di Maria durante il parto. Ma Girolamo è lo stes-
so che in una lettera scrive che “il seme nell’utero prende
la sua forma a poco a poco e si ritiene che non ci sia omi-
cidio fino a quando i singoli elementi non hanno assunto
la loro forma esterna e le loro membra”, tesi attestata an-

che da Agostino secondo cui nessuna anima può Vivere in
un corpo non formatoCosa concludere? Che l’alto magi—
stero dovrebbe almeno mostrare più coerenza quando at-
tinge alla saggezza (P) degli antichi padri. Dai quali ha ere-
ditato l’idea che concepire un figlio sia “cedere al piacere,
alla contaminazione e alla corruzione. A meno che il padre
non sia lo Spirito Santo” (U. Ranke. Heinemann). I



ETICA
IL VALORE ‘
DELLA COMPLESSITA

di Tiziana Bartolini

Intervista a Luisella Battaglia

È uscito per Carocci l'ultimo libro di
Luisella Battaglia - professore ordinario
di Bioetica e Filosofia Morale presso l'Uni-
versità di Genova e Suor Orsola Benincasa
di Napoli, fondatrice dell'Istituto italiano
di bioetica e membro del Comitato na-
zionale per la Bioetica - “Un'etica per il
mondo vivente", la cui tesi fondamenta-
le è che l'etica deve riguardare tutto il
mondo vivente, prendendo in esame e
mettendo in relazione la bioetica medica,
ambientale e animale.

Professoressa Battaglia, considerate le com-
plessità dei temi che tratta la bioetica e i pro-
fondi disaccordi tra visioni e culture diverse, per-
ché ritiene che le sue argomentazioni siano un
contributo al dialogo?

In questi ultimi
anni la bioetica si è
prevalentemente
occupata di temi
riguardanti l'uomo
- la sua nascita, la
sua salute, la sua
morte - trascuran-
do, se non smar-
rendo, la grande
novità della sua vo-
cazione originaria:
quella di essere
un’etica relativa al-
l’intero mondo vi-
vente. L'ecologia è
la scienza che ha
restaurato la co-
municazione tra uomo e natura facendoci
scoprire la fragilità di quest'ultima e av-
vertire la nostra responsabilità di custo-
di della vita nel cosmo immenso. La rivo-
luzione copernicana ha cominciato a
iscriversi nella nostra coscienza gene-



rando un duplice sentimento: di spaesa-
mento (siamo su un pianeta secondario,
in una galassia marginale) e di apparte-
nenza (questa è la nostra terra, la nostra
unica dimora). L’idea della comunità di de-
stino terrestre ha costituito, come rileva
Edgar Morin, l’evento chiave di fine mil-
lennio: occorre essere solidali con la Ter-
ra giacché la nostra vita è legata alla sua.
Egualmente, stiamo diventando sempre
più consapevoli, grazie all'etologia, che
l'uomo non può essere l'unico referente
del discorso morale; si tratta, dunque, di
andare oltre un'etica incentrata sulla
persona umana, secondo il monito di AI-
bert Schweitzer per iI quale «un’etica che
si occupa solo degli esseri umani è disu-
mana». Dobbiamo pensare in termini
planetari la politica, l'economia, la de-
mografia, la salvaguardia di tesori biolo-
gici, ecologici e culturali regionali. La
stessa nozione di qualità della vita an-
drebbe ridefinita in relazione a parame-
tri più ampi che corrispondono agli inte-
ressi non solo dell'umanità attuale ma an-
che delle generazioni future, dell'am-
biente e delle altre specie - i nuovi sog-
getti morali emergenti dalla bioetica.

I| suo libro è un invito ad affrontare l'etica e la
scienza non attraverso una “nozione del limite"
volta “rompere con l'awentura della modernità",
ma piuttosto lavorando su “un'etica della re-
sponsabilità" che può avere sviluppi fecondi at-
traverso una complessa dialettica tra “potere e
ragione". In che modo la bioetica può aprire nuo-
ve strade e come arriva ad ipotizzare un uma-
nesimo ecologico?

Se vogliamo assegnare all’etica non un
ruolo meramente negativo e disciplina-
tore, bensì creativo e dinamico, l'interro-
gativo cruciale riguarda non tanto i limi-
ti da assegnare alle scienze, quanto le sfi-
de cui essa è chiamata a rispondere. Per
sfide possiamo intendere quel complesso
di conoscenze, relative alla nostra natu-
ra, all'ambiente, alle altre specie che non
possono non avere riflessi sulla nostra vi-
sione del mondo e, in genere, sul nostro
modo di atteggiarci e la cui novità radicale
rappresenta in ogni modo un problema

ineludibile per la coscienza e la riflessio-
ne filosofica.

Accentuare unilateralmente gli elementi di
pericolo connessi con il progresso tecni-
co-scientifico avrebbe un risultato para-
lizzante, nel senso di una logica proibi-
zionistica e repressiva; d’altra parte, por-
re l’enfasi sugli aspetti positivi ed eman-
cipatori del progresso scientifico, rischie-
rebbe di accreditare l’antica illusione di ma-
trice positivistica che iI destino dell'uomo
sia da esso infallibilmente garantito. Per
questo, imboccare la strada di un’etica del-
la responsabilità significa innanzitutto la
riassunzione, da parte dell'uomo, del con-
trollo razionale del suo incessante processo
di progettazione. Le nostre responsabili-
tà nascono dal nostro potere e ogni pro-
gresso della scienza e della tecnologia au-
menta questo potere: sta a noi tenere pre-
senti tutte le conseguenze volute e possibili
del nostro agire attraverso uno sforzo an-
ticipatorio di ragione e di immaginazione
che includa la previsione degli effetti a lun-
go termine delle operazioni sull'uomo e
sull’intero ecosistema.

Occorre, tuttavia, sgomberare il campo da
un equivoco: quello di chi teme che la cura
per l’ambiente e i| rispetto per i non
umani richiedano il sacrificio dei tradi-
zionali obiettivi dell’etica umanistica: la
giustizia, la libertà, i| benessere, il pro-
gresso della conoscenza. In realtà, se
pensiamo in termini di complessità e
quindi riconosciamo la comunanza di de-
stini tra uomo e natura, dobbiamo sfor-
zarci di mettere in relazione le questioni
relative all’ambiente e alla qualità della
vita con quelle attinenti alla libertà e alla
giustizia. La sfida è, dunque, di integrare
i principi dell'etica umanistica con i nuo-
vi doveri verso la natura e le altre specie
progettando un nuovo umanesimo, un
umanesimo ecologico capace di andare ol-
tre Ie mura della città dell'uomo, nel ri-
conoscimento di nuovi soggetti che ap-
partengono anch'essi alla comunità di vita
della terra.

La versione integrale dell'intervista sul temi della bioetica
laica, sul concetto di vulnerabilità e su diritti e bisogni

della famiglia è pubblicata su http://www.n0idonne.org/pan-
nelIO/articoli_rete.php?pag=2&id=02681&da=modifica

noidonne | marzo | 2012


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