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Numero 43 del 1948

Marisa Rodano parla alla Camera/Zara Algardi: una donna giudice nel Foro di Roma


Foto: Marisa Rodano parla alla Camera/Zara Algardi: una donna giudice nel Foro di Roma
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Testi pagina 10

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SECONDA PUNTATA

rigitte diceva spesso una sua irase

che suonava doloe, colma di pro—

messe « Il domani è nostro » di-

ceva.- Ed il domani quale loro

due lo segnavano, quando Gitte diceva.

quella 'Irase, non pareva più così lon-
tano.

—— Mark — mormorò Gitte —— Mark,

pensavo una cosa, stanotte. Pensavo a

comesaranno belli 'i nostri ?gli — Non
si vergognava di dirgli quelle cm; non
era mai slanciata, ed anche quando di—
ceva quelle cose il fondo dei suoi occhi
restava limpido Lo amava come senti-
va di doverlo amare'in quel breve teml
po‘che poteva esser loro concesso. Loro
non avevano che ìl'presente, per adesso
avevano soltanto quello e dovevano
prendere e dare tuttoh perchè ognuno
poi, dovunque andasse, non fosse mai
più solo, perché u dopo 11, qualunque
cosa fosse accaduta, l'uno fosse sempre
con l'altro

——- Se i bammm ti somiglieranno sa—
ranno veramente belli— Mark mormo-
rò. Chinandosi mise un lieve bacio sulle
labbra di Gitte, Era tanto più alt!) di
lei asciutto e scuro di ' ,cotto
dal sole che prendeva lungo il ?ume,
e per contrasto alquella pelle d’ arabo
aveva capelli biondi e ?ni, gli stessi
capelli di sua madre, Nel viso magro,
pensieri e preoccupazioni avevano sca--

vato un solco di durezza, ma gli occhi, g

limpidi e chiarissimi sotto l'alta fronte
intelligente, erano ancora occhi giovani.
Subito vedendolo per la prima. volta,
Gitte era rimasta colpita da quel misto
d'uomo e di ragazzo che era in lui, da
quella sua personalità chiara e comples—
sa, dalla sua forza e dalla sua dohem,
dalla potenza dei suoi impulsi; Leivnon
era bassa di statura, solo, accanto al-
l'atletica ?gura di lui, pareva quasi pic-
cola. Non le avevano mai detto che era
bella, bisognava mettere d’accordo la
sua bellezza col suo carattere, per va—
lumrla Era, nei tratti nelle movenze. 1
in?nitamente donna, d'una femminilità
calda, già adulta, pareva sulle prime una_
creatura mite, tutta docilita e dolcezza.
Ma se pure questo era. vero, non le man-
cavano per contrasto una fermezza quasi
virile, un coraggio che sorvolava ogni
ostacolo, una maniera decisa. ed obbiet-
tiva di giudicare e di considerareîàt‘te
le cose -Il suo carattere e quello di
si completavzmo. Lei non avrebbe mai
saputo vivere accanto ad un uomo trop-
po diverso da lei, Ma l'aver trovato in
Mark i] compagno perfetto la rendeva
a volte stupita, quasi dubbiosi che la
loro felicità. non trovasse mai ostacoli.
—- Si dovrebbe regala-re l'anello nella
festa di ?danzamento -— Mark disse .—
S’erano iermat'i, appoggiandosi al paraj
petto del ?ume, Mark giuocava con le
dita di lei, le baciava lievemente una ad
una— Ma non so quando ci sarà un l'1-
danzamento per noi, Gitte Siamo giova-
ni, vedi non ci lascerebbero impegna-
re de?nitivamente. Ma io ti amo, se ho
preso qualcosa di te,’ Gitte, qualcosa‘

della tua vita, ti ho dato tutto me stesi' -

so, Lo sai; Sono certo che lo‘senti, ep—
pure mi piace ripetertelo.

—— Mark.

— Porta sempre il mio anellino. Le
so, Gitte, è una cosa romantica, una
cosa ha“, Pure io penso che l'amo-
re non cambia, l’amore resta sempre fat-
to di questo piccole cose, di questo sfu—
mature...
È bello anche parlarti,
guardarti da lontano, sapere che tu non
ridi di me se io penso, adeso, che con

questo. anellino si stringe un altro nodo

fra noi E come se ti avessi sposata

— Si, Mark — disse Gitte dolcemente .

—— Andiamo ora? ———- A1 Politecnico ar-

IO

Non mi basta abbracciarti. ‘
sentirti mia"



rivarono in gruppo, con dei compagni
incontrati nelle strade adiacenti all’Isti-
tuto. I due gruppi avversmi erano uni-
ti; quelli che s'erano presentati con/la
camicia bruna o col bracciale dalla croce
uncinata. parlavano anche con gli altri.
L’atmosfera pareva calma.

—« Va bene, vedi? —— Gitte mormorò.

Era come ogni anno, apparentemente
come ogni anno. Ma anche l’altra volta
era stato cosi all'inizio, ’e poi era scop-
piata la bufera, L'anno scorso tutti loro
erano stati colti di sorpresa_ Questa v0],
ta erano più cauti, già sul piede di guer-
ra. I più giovani ballavano, qualcuno
faceva discorsi buf?. Era una festa di
studenti ed anche i nemici avevano
un’aria allegra e spensierata. Ma ognuno
sorvegliava l'altro

La calda luce del mezzogiorno inonda-
va il cortile. La festa era al culmine




















mischia. ——— Vattene a

' , casa prima che qualco—

sa di grosso succeda.
Gitte scosse la testa.
—- Non intendo muo-

passo, Mark >— disse,
senza alzare nè muta-
re tono di voce. —— A11»
drà tutto bene anche
; per te, se io resterò.

In momenti come
- quelli la parte più viva
del suo temperamento
si rivelava. Non aveva
paura di nulla, tanto meno aveva pau-
ra quando si trattava di restare con i

compagni e di sostenere nella lotta la»

sua parte di responsabilità.

— Pescate tutti gli ebrei del gruppo!
—— gridò un hitleriano — Sono dei sudici
vermi! Cacciateli fuori a pedate!

Un colpo in mezzo alla schiena fece
girare Mark. Gitte che era al suo ?anco,
rapida ed eccitata colpì in pieno viso lo
studente che aveva picchiato Mark a.
tradimento,

—— Vigliacco —— gridò Mark: non co-
nosceva lo studente che lo aveva aggre—
dito alle spalle; Neppure Gitte 10 cono—
sceva Bastò loro un attimo per capire
che si trattava di una spia, uno man—
dato per scaldare l'ambiente e far scop—
piare la-rism.

— Perché non te ne vai, prima che
ti pestino? —— Mark domandò con calma.

Pan: che Arma Magnum ablna. salvato da, mane un pwcolo gatto: mo
torna a tutto suo onore ed è giusto conoratularscne con le1' anche se ha
creduto opportuno servirsi dell'accaduto per far 1m po’ di pubblicità. che '
c'èvd1' male qmmli se l'on. stona, commosso per Ì-il pericolo corso da
piccolo gatto, ha creduto doveroso elogiare la salvatrice? Niente, dite voi.
Niente, diremmo anche 710i se 11011 ennesimo letto la lettera di elogio -
—— una lettera uf?ciale destinata alla pubblicazione e pubblicata —— in
cui tra l’altro è detto: (Come‘uim'stro degli Esteri la ringrazio. Gli "1m
ponderabil'" contano e certi orribili spettacoli delle menestrello ci dan
11211010110 all'estero...) 00.11 vanno. le cose, vedete. Noi stiamo attraver ,
scudo attualmente un periodo eccezionale; mai forse nella nostra storia
la posizione internazionale dell‘Italia è stata cuci incerta: all’OHN U. 011
"occidentali" non ci vogliono, e gli Stati Uniti si immischùmo delle nostre

uesto però non dipende assolutamente dai fattori che voi credete d
come Gli ’nmpo'ndembili” contano, dice 1'l nostro ine?abile conte
Vedete, una sconsiderato abbandona per lo strada un piccolo gatto, passa

1m americano, dice:

"Che gente questi “alieni, 1ndegm‘ del consorzio c1—

, vilel”. comunica la cosa all’OJV U e quel consesso ci sbatte la porta in

faccia. L'episodio è caratteristico:

11 nostro Ministro degli Esteri trova

te'mpo d1 occuparsi 111' un gatto — cosa indubbiamente lodevole ——— ma
, non lo trova per garantirà, la pace, cosa che stimeremmo ben p1ù lodevole.

slam“ 2.1. sia

quando il segnale venne dato, Qualcuno
tolse il disco del valzer dall'altoparlante
e ne mise uno del tutto fuori1 program-
ma. L’inno della Reichswhr. Un attimo
dopo le prime, grida ruppero l'aria,
-Era il segnale per la lotta non prepa-
rata da tutti, e comunque era un’occa-
sione di più per schiacciare gli avversari.
w—Cercadi?larvia,Gitte—Mark
pregò, conducendo l'a ragazza fuori della





Il colpo

quei sistemi non si risolveva mai nulla.

vermi neppure di un'

era stato forte, come una ?tta
in mezzo-alla sahiena. Adesso respirava
male'e quella ?tta aumentava, Mapic-
chiare non gli piaceva, secondo lui con

RIASSUNTO

La. vicenda immune-la in Germania al.
l’inizio del nazismo, Brigitte e Mark fin.-
cant'reno per partecipare alla Ima 112d“
universitari: cui fumo parte del 3111p.
po degli 11an e pensano che al;
cada qualche incidente durante la mani-
fmmìom, provocato dagli Manica“, Ha
sono giovani ed innamorati e proprio in
questo (tomo ricorre l’m?mrmrla del
loro prima incontro: entrano Mm: in
una gioielleria perché Mark vuole acqui—
stare un piccolo dono par la sorella Lot.
te che compie gli mi; cori, con molta
naturalezza, dona un piccola mao a Bri-
gltte e si avviano felici omo l'uniuers?à.



con l’andarci di mezzo quelli che erano
i meno colpevoli.

Ora, poi, aveva il pensiero, la preoc-
cupazione di mandar via Gitte.
. — Perché non te ne vai? — pregò an-
cora — La rissa adesso prendeva tutti.
Gli unici a tenersi in disparte erano gli
ebrei, quei pochi che ancora frequenta-
vano lfuniversità e che non riuscivano,
adesso, attraverso la mischia, a guada-
gnare l’uscita secondaria. Qualcuno de-
gli hitleriani aveva chiuso il cancello,
per evitare le fughe. Gli altri, amici'di
Mark e di Gitte, s’erano tu?ati nella
lotta con frenesia, l’aspettavauo, non
intendevano più perdere delle buone 0c-
casioni, che potevano ogni volta essere
le ultime,

—— Stai ferma almeno, Gitte — pregò
Mark .— Sei capace di star ferma?

Voleva sgridarla, ma gli piaceva tutto
di lei, che sapeva essere così dolce e cosi
forte ad un tempo. Sentiva che non
avrebbe mai più potuto incontrare nella
vita una drmnn come lei. E pensava di
sposarla presto, subito appena presa la
laurea. Avrebbero avuto poco, all'inizio,
ma la loro vita se la sarebbero costruita
insieme, giorno per giorno, come tutta
la piccola gente forte e felice, come tut.

di nubi, adesso, nel loro cielo e spesso,
fra i due, Mark era il più pessimista, il
più facile a scoraggiarsi. Gitte era di-
versa da lui in questo. Nulla poteva in—
tacca-re la. sua forza, il suo entusiasmo.
L’entusiasmo, soprattutto.
Adesso non si scalmanava come gli
altri, ma stava ferma, immobile, pron—
ta la scattare al primo momento buono.

Una ragazza correndo venne verso di
loro, li urto:

—- La polizia! Ecco la polizia ragazzi,
cercate di scappare adesso, prima che
ci prendano tutti!

Non tutti abbandonarono i1 cortile.

ma i più cercarono di fuggire. Anche
loro si sentirono sospinti; erano resi-ati
vicini; premuti ed urmti da ogni lato,
riuscirono a raggiungere il cancello set
condario

Echeggiarono i primi colpi di pistola
quando essi furono all'angolo. Qualcu-
no li inseguiva, ma erano in molti a
correre, Loro, poi, non avevano preso
la direzione degli altri, furono fra i pri-
mi ed i più fortunati a raggiungere le
strade più distanti dall'università '

Qualche grida e molti rumori si udi-

‘vano ancora venire dal luogo del con-

?itto.

.— Domani sara prudente non farci
vedere — disse Gitte pensierosa, Altri-
menti saranno indagini ed interrogatori
a non ?nire.

Mark non rispose Sentiva il suo do—
lore aumentare e le ?tte divenivano di

secondo in secondo più forti, lancinanti. »

Non voleva impressionare Gitte, pensa—

va che sarebbe passato presto, Intanto

doveva ecco la a casa. Era pro—
babile che dopo i fatti dell’università
si organizzassero in città delle spedizio-
ni punitive e non voleva che la ragaz«

'za si trovasse lontana dalla famiglia.

———— Ti fa ancora male? ——' Gitte do—
mandò, Mark si fermò d'improvviso:

.— Sì, È tremendo, Gitte,

Adesso non gli riusciva più simulare;
pareva una sciocchezzaquel pugno die-
tro la schiena, ma il dolore gli riusci-
va insopportabile.

— Vuoi che ci fermiamo in qualche
posto Mark?

Scom la testa:

’— No, senti, forse non è necessario,
e comunque può essere pericoloso, Gitte,

Decise lei la cosa che ritenne più sen-
sata. Entrarono in un ca?è, andarono a

ti gli uomini volenterosi. C’erano gran»

e...“ 130...; .1

-_, ,.___._—__v....r.—r.

Più di una volta erano scoppiate quelle
risse ed alla. ?ne, quando era giunta la
polizia nessuno aveva saputo dire chi
avesse incominciato, era sempre diffici—

sedersi nella saletta interna, in un ango.
lo deserto e buio. i
—— Vuoi toglierti la"‘giacca, Mark?

le stabilire le responsabilità, e ?nivano (con?nua) Ghita Marchi ' I
s »m—.. .—___ . .1 «xc—42--..“ .KAHM‘


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