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Numero 5 del 2014

Europee, come e perché?


Foto: Europee, come e perché?
PAGINA 21

Testi pagina 21

19Maggio 2014
pEr LE donnE
È SoS Lavoro
l’obiezione sollevata riguarda il fatto che non sono decli-
nati per genere. Questo, accanto al fatto che tralascia o
parla frammentariamente delle donne, è un campanello
d’allarme”. A rincarare la dose di preoccupazione, Rossilli
ha citato le criticità legate al mercato del lavoro in relazione
alla flessibilità. “L’aver visto l’occupazione solo dalla parte
del mercato e dell’offerta insieme alla rigidità posta come
questione centrale ha acuito le differenze e ha determinato
anche una corsa al ribasso del costo del lavoro. La cri-
si ha peggiorato questa situazione e la tendenza è stata
a sostituire i lavoro qualificati con lavori a tempo determi-
nato. L’effetto è stato l’aumento della precarietà e quindi
della povertà. Nel febbraio 2013 la Commissione europea
ha approvato un pacchetto complessivo per la lotta con-
tro la povertà e l’esclusione sociale per i soggetti svantag-
giati, ma poiché i finanziamenti sono tutti nazionali si sono
evidenziate contraddizione con le politiche di austerità e
di rientro del deficit. Altra questione è che nel pacchetto
non c’è il genere, non ci sono le donne. La gravità della
situazione che si è prodotta è illustrata nel report sull’ugua-
glianza tra uomo e donna contenuto nel documento staff
working della Commissione, dove è spiegato come la crisi
- insieme alla marginalizzazione delle politiche di austerità
per le donne in particolare e le politiche di uguaglianza di
genere - abbia bloccato il processo dell’indipendenza eco-
nomica delle donne”. Ha messo in guardia dall’eccesso di
autocritica cui si assiste Sonia Masini, Presidente della
Provincia di Reggio Emilia, ricordando che “l’Europa è uno
spazio di democrazia che offre opportunità vere. Certa-
mente va cambiata e le donne possono farlo, ma devono
chiedere a se stesse cosa vogliono. Soprattutto devono or-
ganizzarsi invece di rimanere frammentate. Occorre unirsi
riconoscendo le sensibilità differenti e mettendo in campo
passioni e competenze. Le donne e i giovani sono la forza
di questo continente e devono diventare protagonisti”. Tra i
vari interventi di ospiti straniere ha colpito la passione della
ungherese Zita Gurmai, Presidente delle donne PSE ed
europarlamentare, che ha lanciato l’appello per una rete
dei partiti socialisti perché, ha detto, “se vogliamo un’Euro-
pa diversa dobbiamo avere relazioni diverse con i militanti
e soprattutto con le donne e lavorare ad un appuntamento
annuale di questa rete”.
Videointervista a Livia Turco: http://www.noidonne.org/
videogallery-dettaglio.php?ID=0061
Videointervista a Anna Loretoni: http://www.noidonne.org/
videogallery-dettaglio.php?ID=0063
Videointervista a Sonia Masini: http://www.noidonne.org/
videogallery-dettaglio.php?ID=0062
Videointervista a Zita Gurmai: http://www.noidonne.org/
videogallery-dettaglio.php?ID=0064
EuropEE, CoME E pErCHÈ | 5
La qualità della vita di un paese si calcola anche su un “in-dicatore” sociale come la donna. Se in uno Stato, infatti, le donne diffusamente e generalmente riescono a conciliare il
loro lavoro retribuito con le attività di cura familiare, allora lo stile
di vita di tale nazione è più che buono, e medio-alta è la salute
socioambientale.
Se prendiamo spunto dalle ultime percentuali pubblicate dall’Eu-
ropean Institute of Statistics vediamo che per il Labour Force Sur-
vey - l’organo deputato a questo genere di indagini - il tasso di
disoccupazione generale per i paesi dell’UE è al 10%, ed era
al 9.6% già nel 2011. Il fatto che le donne siano maggiormente
penalizzate ce lo dice un altro rilevamento dell’LFS, che evidenzia
come il 50.2% di donne inoccupate o disoccupate sia in questa
condizione per via delle “responsabilità familiari”. Considerando
che il 39,8% degli uomini vive la disoccupazione a causa della
malattia o della disabilità, possiamo concludere facilmente che
anche in Europa, e non solo in Italia, le cure domestiche e fa-
miliari contrastano l’accesso al lavoro più di quanto la disabilità
non ostacoli quella maschile. Ingrata proporzione. Se andiamo a
vedere i dati relativi alle persone in età lavorativa con impiego (dai
15 ai 64 anni), inoltre, constatiamo un altro fenomeno scoraggian-
te. In 27 paesi, mediamente, un uomo su dieci lavora esclusiva-
mente part-time, contro quattro donne su dieci. Di questi impie-
gati a tempo parziale, solo l’11% degli uomini lavora part-time per
potersi sobbarcare gli impegni familiari, contro al ben più pesante
46,1% delle donne. Se un uomo richiede di lavorare esclusiva-
mente a tempo parziale, in Europa, nel 20,2% dei casi lo fa per
accrescere il suo livello formativo, quindi per dedicarsi agli studi.
Dal punto di vista delle Risorse Umane, ancora, si può dire che
il margine di crescita e di perfettibilità europeo è alto. Gli indi-
catori segnalano un cattivo impiego delle risorse nei vari paesi:
soprattutto nel lavoro giovanile e in quello femminile. La mancata
stabilizzazione dei contratti e il persistente clima di crisi hanno
catapultato indietro le donne, rigettate nella dimensione dome-
stica. L’Italia è il paese europeo che, dopo la Spagna, presenta
la più forte esclusione dal lavoro dei giovani, e addirittura l’unico
dove sia intorno allo zero la possibilità, per le ragazze, di trovare
un’occupazione regolare a lungo termine.
Volendo concludere con una domanda, il quesito sarebbe il se-
guente: come possiamo ribellarci al sessismo del linguaggio e alla
durezza degli stereotipi in idea, quando la realtà materialistica dei
crudi fatti è ancora - in un anacronistico 2014 - all’era della pietra?
Marta Mariani


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